Creare la scultura “il volo” è stata una sfida .
Riuscire a progettare e realizzare un'opera di queste dimensioni ha segnato profondamente i nostri animi facendoci capire, apprezzare ed anche odiare la nostra arte e la nostra identità.
“Il volo” non è solo una scultura fredda del peso di tre tonnellate ,ma è soprattutto una voce che grida alla speranza, alla coscienza di chiunque voglia vivere il proprio sogno, alla propria libertà.
Chi guarda “il volo” non deve solo vedere una scultura, ma deve percepire e sentire parlare la sua vera essenza vitale che nasconde nella sua maestosità.
Il confronto tra noi e la natura è stato duro e diretto, essa ci ha imposto fin dall'inizio la sua fermezza nel come vivere la sua dimensione con la scultura.
Le nostre sensazioni e le nostre idee si uniscono in un contesto geografico tormentato, istintivo ,a volte anche ingiusto.
Tutto esplode in un 'ossessione di pensiero che vive con la nostra sofferenza di voler creare, amare, lottare con le idee che si concretizzano in un foglio di carta.
E’ inscindibile la nostra creatività con gli elementi della natura che ci circondano.
Il vento, la terra, il mare, sono il principio delle nostre emozioni che si traducono in una forma, in un’emozione, in una scultura.
Il nostro cammino è segnato dal paradosso di vivere in una società fredda e frenetica contrapposta da una natura silenziosa e riflessiva in continua evoluzione.
Abbiamo inizialmente creato “il volo” utilizzando quella stessa argilla con cui gli antichi Greci hanno creato la loro storia artistica e civile trovando cosi un’unione tra il mondo moderno e quello arcaico.
Lo studio di base ci ha sottoposto ad innumerevoli difficoltà sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista emotivo.
Creando i primi bozzetti siamo stati trascinati in un' inevitabile quanto rabbiosa volontà d’espressione nell'affrontare se stessi e il mondo che ci circonda,perché il rifiuto di quest'ultima diviene per noi pura passione creativa.
La natura osserva la nostre verità e ci aiuta a plasmare le idee rigettando nelle nostre mani le sue emozioni.
L’opera “Il volo” ci ha spinto a creare una realtà non dipendente dal nostro pensiero – azione, ma ha oltrepassato i confini delle nostre coscienze.
Il tempo non ha confini ed oltrepassa il limite del nostro universo.
In verità questa scultura è stata pensata dieci anni prima della sua costruzione.
Ricordo che nei lunghi pomeriggi estivi studiavamo e discutevamo per ore sulla riva del mare l’affascinante volo degli uccelli che sfioravano con le loro ali la superficie del mare.
Quando assisti a tale spettacolo capisci quanto la natura abbia raggiunto quella perfetta armonia tra la libertà di ogni essere vivente ed il cosmo che li circonda.
LIBERTÀ’ è questa la maggiore sensazione che ti corre nelle vene quando si è ha contatto con la natura.
L’idea lentamente prende forma negli anni, dopo aver immagazzinato tutte le sensazioni che ci hanno circondato, costruendo una nostra realtà: un mondo irreale che convive con il reale nel nostro subconscio.
Le prime idee sono state concepite cercando di rapire l’insostenibile forza espressiva del volo degli uccelli.
E’ la linearità delle ali su cui si è soffermata la nostra attenzione cercando di dare slancio e armonia alla scultura.
Ai nostri occhi la linea delle ali non trova mai fine e si perde nel cielo: una sfida verso la libertà.
Negli anni, tutti questi concetti si sono trasformati in un incredibile viaggio verso l’ignoto in centinaia di fogli bianchi.